Mi sono accorta quasi per caso che a Febbraio non ho fatto niente. Poiché è un rischio che corro facilmente – anzi non fare niente sarebbe il mio stato di default se non avessi agenda di carta, elenchi digitali, organizzazione della produttività secondo categorie mensili settimanali e giornaliere – non posso esserne sorpresa. Me ne sono accorta perché da qualche mese ho preso l’abitudine di fare un ennesimo elenco, a fine mese, con un recap di pezzi scritti sui giornali, pagine scritte per il progetto a cui sto lavorando, libri letti, interventi in radio. Qui dice che in tutto a febbraio per il mio libro ho scritto 9.000 caratteri spazi inclusi (5 pagine) il primo del mese, più la mia pagina di rubrica su Elle. Per il resto, niente: le cose che sono uscite – un pezzo sul Giappone, uno sulla maternità, e una recensione – le avevo scritte a Gennaio. Mi ero prenotata per scrivere una recensione di Crisalide, di NN Editore, ma con una piccola prepotenza sono stata sorpassata da un’altra freelance – io però ho accolto la notizia con sollievo, perché il libro l’avevo trovato inconsistente, flaky, uno di quei libri che piacciono perché hanno la copertina fucsia e sono di moda sui social, scritti da scrittrici anglofone eteree e confuse, e guarniti da un titolo suggestivo. Quindi ho declinato anche la proposta del mio ottimo referente di tramutare il mio pezzo in un altro addirittura ampliato, con più caratteri. Ho detto no dai non facciamo doppioni ma in realtà ho pensato: ma il ciel mi scampi di scrivere 3.600 battute su Crisalide. Ovviamente le avrei scritte, si trova del buono in quasi qualsiasi libro, figuriamoci se non si trova in un libro di quel tipo, che ha un promettente inizio ambientato in una palestra, un inizio che purtroppo non dura, ma che per qualche pagina intriga, prima di tramutarsi in niente. (Non solo per paraculismo devo segnalare che Crisalide arriva dopo una serie di libri azzeccatissimi da parte di quest’editore, ed è il primo errore dopo molto tempo: Meghan Nolan, Atti di sottomissione e Piccole umane debolezze; Olga Campofreda, Ragazze per bene, per citarne un paio, sono ottimi).
Quindi, che cosa ho fatto a Febbraio? Vedo qui, nel file excel che tengo da quando hanno chiuso Anobii, che ho letto in tutto ho letto quattro libri, che per qualcuno che fa questo lavoro è come dire che non ho letto. A un certo punto durante il mese devo essermi accorta che non stavo leggendo, e vedendo che non iniziavo i pdf che mi erano arrivati – anche se avevo detto a tutti sìsì, mandamelo, che lo leggo – ero andata in biblioteca a scegliermi dei libri che mi chiamassero, libri per puro piacere. Ora ho in mano L’Avversario, il prestito scade il 6 marzo, ma non l’ho ancora finito. Al cinema ho visto Poor Things, Enea, Volare, La zona d’interesse, ma qui le cose si fanno fumose, perché da quando non ci sono più i biglietti di carta tengo nota dei film con difficoltà. E comunque è un totale di poche ore di visione. Dov’è andato il resto del tempo? Cos’ho fatto, accidenti? So che sono stata angustiata da una serie di faccende pratiche e pratico-finanziarie, ma possibile che la sola preoccupazione dei soldi mi abbia preso giorni, settimane, mesi? Non avrei fatto prima a prendere un qualsiasi lavoro e farlo, di modo da non avere più la preoccupazione? Forse l’insegnamento migliore che ho tratto dal mio corso per insegnanti di yoga è questo: se non hai abbastanza soldi invece di meditare lavora. A gennaio mi si era prospettato un lavoretto, una scrittura di “quattro filastrocche in inglese per bambini dai cinque ai dieci anni”, ma poi è saltato, se ne sarà occupata l’intelligenza artificiale (anche io avrei chiesto aiuto a chat GPT). Inutile dire che anche in questo caso ho tirato un sospiro di sollievo. Nell’ultima settimana ho partecipato a tre eventi, uno in una fiera editoriale e gli altri erano delle letture per il progetto Unite, che non richiedevano preparazione (il tipo di attività che preferisco). La gente che funziona normalmente lavora in treno, nei tempi morti, ma io ho lì quel manoscritto che mi fa più paura del demonio in persona, e ogni occasione è buona per non aprirlo.
All’inizio, mi sembrava che ci fosse tutto il tempo del mondo. Visto che era solo l’inizio del mese ho detto: questa settimana sono libera. Ero a Milano e ho passato delle bellissime mattine a camminare sulla strada che porta verso sud, nel cosiddetto Parco agricolo sud Milano, che non è un parco ma tutta un’area della regione, io ho passato giorni a camminare chilometri su chilometri sempre negli stessi posti, con mia sorella che stava smettendo di fumare e quindi sostituiva la nicotina con la marcia, e il cane che era ben felice di camminare con noi. Ci fermavamo soprattutto al cimitero, dove abbiamo trovato i nonni e cambiato i fiori di plastica sulle loro tombe, e dove ho finalmente trovato la mia prof del liceo, morta alla mia età di oggi, che non avevo mai trovato semplicemente perché non avevo mai chiesto dov’era. Sono stata invasa da un senso di felicità perfetto. Mattine stupende che si estendevano all’abbazia di Chiaravalle, dove c’è il ristoro dei frati, e cioè un bar con tavolini all’aperto nel mezzo della campagna d’inverno, e questi sono stati i giorni più felici degli ultimi mesi, quindi non ho fatto niente ma per una settimana sono stata molto felice e in pace. Ho smesso di segnare sull’agenda i caratteri spazi inclusi e ho iniziato a segnare i passi: 30.000 passi. La settimana dopo ho avuto un violento virus intestinale. Quelli di cui avevo solo sentito parlare: una sera, durante il picco del malessere, mentre ero a Roma, ho brevemente ventilato l’ipotesi di andare al pronto soccorso, ma mi sono ricordata un titolo che avevo letto: i pronto soccorso del Lazio sono al collasso. E mentre ero io stessa al collasso, piegata da strazianti spasmi gastrici, pensavo a questi pronto soccorso che collassavano e mi sembrava che tutto collassasse. Sally Rooney, infaticabile, ha scritto il quarto libro, Intermezzo. Poi, è passato anche il virus. Ho ricominciato a prendere treni, e a non fare proprio un bel niente.
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Link alle ultime cose uscite:
La scandalosa libertà del desiderio, Rubrica su Elle
Il Giappone addomesticato, Il Foglio
Mamma, non mamma, Il Foglio
Recensione di Album di Famiglia, Polidoro
Recensione di Mai stata meglio, Harper Collins
Anche a me sembra di non aver fatto niente a febbraio.. non so se può consolarti.. mi giustifico dicendo a me stessa che sto cercando di capire cosa voglio fare .. e per capirlo, bisogna che mi fermi un attimo a esplorare cosa ho intorno
Forse il mese di Febbraio serve proprio a questo. Del resto è un mese “di mezzo”, che sta tra il mese di Gennaio, in cui siamo tutti carichi per il nuovo inizio, i buoni propositi, etc etc e il mese di Marzo che diventa l’inizio de risveglio primaverile. Febbraio sta in mezzo e serve per riflettere, per capire, per darsi la carica prima di ripartire. Solo così me lo spiego, perché anche a me è passato con la stessa domanda: cosa ho fatto?