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Anzitutto sono davvero felice che questo primo seme sia stato piantato o se preferisci, trattandosi di una puntata zero, che ci sia stata una invasatura. È un termine che vale anche quando in un vaso si mette semplicemente della terra con un seme? Non lo so, sei tu quella con il pollice verde, tra di noi. Comunque sia, iniziare con la felicità sarebbe stato poco realistico vista la situazione che molto correttamente descrivi e non sarebbe stato proprio da te. Una parte dello scritto che mi ha colpita è stata la chiusura del secondo paragrafo: "E siamo ancora in una terra di mezzo, in convalescenza, forzati in fondo a chiederci chi siamo, ma privati della lucidità mentale di poter dare una risposta." Come anche quanto scritto nel quarto paragrafo: "...vorrei parlare del fallimento, dello stare fermi mentre gli altri vanno, dell’andare nei posti sbagliati e del non essere mai perfettamente, furbamente, nello spirito del tempo." Ciò perché in entrambi ho trovato molto di me, dei pensieri che mi hanno accompagnata per un lungo e recente periodo e che ogni tanto tornano a mettermisi sottobraccio. Stare molto più spesso da soli o anche solo con i pochi amici veri, ci ha innegabilmente portati a doverci confrontare con noi stessi e con il nostro insito o indotto misurarci/paragonarci/metterci a fuoco con e in base agli altri e alle vite degli altri. Ora che abbiamo ancora più tempo per curiosarvi o come dici più avanti "...tutti i sentimenti che per sintesi nascondiamo dietro alla parola curiosità". Devo ammettere che la questione della costanza nella monodirezionalità non mi è del tutto nuova, nonostante non faccia parte come della tua neppure della mia persona. È indubbio però che ciò sia un notevole aiuto soprattutto per quanto riguarda la stima di sé ed evidenti mancanze di sbavature nel corso della vita (almeno sotto questo punto di vista) non uscendo mai dalla propria comfort zone. Oltre al fatto che, come dici nell'audio, "dai 25 anni in su..." (presente!) ci si aspetta un passaggio necessario per la crescita personale, resto sorpresa e anche un po' scocciata pensando a quanto i Finlandesi siano più rilassati non solo grazie ai loro cottage, ma grazie al non doversi occupare delle beghe burocratiche di chi deve richiedere e aspettare e presentare l'ISEE per pagare le tasse universitarie.

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