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Sep 16Liked by Raffaella Silvestri

Credo che parlare di soldi per quanto riguarda le persone, e in particolare le donne che fanno professioni creative in Italia sia FONDAMENTALE. Brava. Abbiamo interiorizzato una vergogna che ci impedisce di guardare il fatto che l’unico modo in cui possiamo esprimere il nostro punto di vista sul mondo è facendolo gratis. Per gli editori, per i giornali, per il cinema, per l’arte… le nostre voci sono vagamente ascoltabili solo se non costano nulla. E noi non ci lamentiamo perché un po’ ci crediamo anche noi di dover ringraziare per gli spazi che ci “consentono” di abitare, di non dover pretendere nulla.

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Sì mi viene in mente adesso tutto il lavoro da ancelle negli eventi dal vivo: presentare lavoro altrui (che implica preparazione), moderazione di interventi…tutto in cambio di uno spazio su un palco perché in fondo “è già tanto esserci, essere considerate”. Ora non ne ho scritto perché io nello specifico non lo faccio molto, ma noto che l’80% degli eventi culturali su palchi piccoli è facilitato da lavoro non retribuito svolto da donne.

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Vorrei anche un’indagine sul pay gap negli anticipi dei libri, e su quante copie deve vendere una donna per accedere a un certo anticipo vs le copie che deve vendere un uomo. Credo scopriremmo cose molto interessanti.

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